Madame Vitti by Marco Cosentino;Domenico Dodaro;

Madame Vitti by Marco Cosentino;Domenico Dodaro;

autore:Marco Cosentino;Domenico Dodaro; [Cosentino, Marco, Dodaro, Domenico]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838943652
editore: edigita
pubblicato: 2022-03-23T23:00:00+00:00


32

Luglio 1897

L’Accademia è ormai considerata una scuola solida e rispettabile. Le iscritte continuano ad aumentare e anche se la sezione maschile stenta a decollare, i conti finalmente tornano. Eccome. Nel marzo precedente la famiglia Vitti si è potuta permettere l’acquisto di un podere ad Atina, in località Ponte di Melfa, costato undicimila lire, ovvero l’equivalente dell’affitto dei locali di boulevard Montparnasse per quasi quattro anni. Per la verità, Maria aveva sperato che l’intestazione della casa e del terreno al marito contribuisse a instillargli nella testa un po’ di buon senso. E invece no. Cesare non ha rinunciato ad atteggiarsi, far battute, ammiccare, lusingare e millantare. La maggior parte delle ragazze, come al solito, lo ha trovato divertente e, sulle prime, innocuo. Ma i suoi approcci, che in qualche caso, inevitabilmente sono stati corrisposti, hanno impiegato poco a finir male: delusioni, contrasti, scenate, timori, talvolta minacce.

Pur tra avventure, dissapori e incomprensioni, Maria ce l’ha sempre fatta a cavarsi d’impaccio: le ragazze in fondo vanno e vengono, i risultati accademici sono lusinghieri e i pettegolezzi, finché riguardano un uomo cui piacciono le donne, lasciano il tempo che trovano.

Ce l’aveva sempre fatta. Fino a quel pasticcio.

Maria è stata cercata dalla polizia poco prima di mezzogiorno e torna solo adesso, che è quasi buio. È il 2 di luglio 1897, un venerdì.

«Perché te?», le chiede Cesare.

«Perché a Parigi non aveva nessuno a parte noi», risponde togliendo il cappellino.

«Ma come hanno fatto a sapere che aveva a che fare con noi?».

«Nella tasca del soprabito hanno trovato il suo diario. Un quaderno rilegato pieno di appunti, disegni, pensieri. Nelle prime pagine c’erano gli schizzi del volantino, quattro, cinque bozzetti. Ti ricordi? “Académie Vitti, 49, Bd. Montparnasse”. Da non crederci, sono passati cinque anni». Scuote la testa. «C’erano appunti di lezioni, materiali da acquistare, altri riferimenti... Per non capire che era una nostra studentessa bisognava che i gendarmi fossero ciechi!».

«Sì ma perché te? L’Accademia è registrata a nome mio!».

«Certo. Ma la polizia si era segnata il mio nome il giorno dell’incidente alla stazione, quando ho riconosciuto la povera Marie-Augustine Aiguillard. Sarà per questo che hanno cercato me. O forse hanno pensato che rivolgersi a una donna fosse più appropriato, dovendo riconoscere una donna. Pare che si sia suicidata».

«Suicidata? Come fanno a sapere che non è stato un incidente?». Cesare ha cominciato a balbettare.

Maria è interdetta. Si incuriosisce. Decide di bluffare.

«Buona parte del quaderno era illeggibile per via dell’acqua, però nelle ultime pagine, che erano scritte a matita, Gertrude aveva appuntato pensieri cupi».

«E tu come lo sai, l’hai letto?».

Le ultime parole gli sono scappate con un tono che a Maria stride nelle orecchie. «Sì, ho letto...», mente lasciando la risposta in sospeso.

«Una pazza, l’ho sempre detto che era pazza, quella Gertrude! Una con una fantasia sfrenata».

«Non sembravano fantasie», obietta lei.

«Ma lo erano per certo. Io...».

«Tu cosa?».

«Io non crederei a una parola di quella pazza. È ovvio che non ci stava con la testa, visto la fine che ha fatto». Grida, quasi.

«Cesare, non capisco perché sei così agitato, c’è



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